Nella stesura della Legge di Bilancio 2024 si sta ipotizzando di introdurre il regime di cedolare secca su affitti commerciali, quindi la tassazione piatta al 21% a negozi, uffici e quant’altro. Non è propriamente una novità: la cedolare secca per affitti commerciali era già stata introdotta nel 2019 ma non è stata prorogata nel 2020.
Cedolare secca affitti commerciali
Attualmente il regime di cedolare secca può essere scelto solo dalle persone fisiche per l’affitto di unità immobiliari ad uso abitativo appartenenti alle categorie catastali da A1 a A11 (esclusa l’A10 – uffici o studi privati) e per le relative pertinenze in alternativa alla tassazione ordinaria.
Se la proposta fosse approvata nella manovra di bilancio la norma estenderebbe la possibilità, sempre esclusivamente per le persone fisiche, di scegliere la cedolare secca nei contratti di affitto di locali commerciali come negozi, uffici (categoria catastale A10, come detto attualmente esclusa), laboratori artigiani (categoria catastale C3) e alcuni immobili del gruppo D, come gli alberghi (categoria catastale D2). La cedolare secca affitto commerciale sarebbe riservata solo ai nuovi contratti o ai rinnovi al momento della naturale scadenza.
Cedolare secca negozi contro lo spopolamento
Uno dei motivi dell’introduzione della cedolare secca per affitti commerciali sarebbe lo spopolamento dei borghi e dei piccoli centri, per i quali, se inferiori a 5.000 abitanti, la tassazione della cedolare secca commerciale scenderebbe al 15% contro il normale 21%.
Dubbi e risorse
Il regime di cedolare secca per per l’affitto di immobili ad uso abitativo è molto usato dagli italiani, nel 2021 lo hanno scelto più di 2,9 milioni di contribuenti e senza dubbio sarebbe un bel risparmio per i locatari di immobili ad uso commerciale che ora pagano in base al proprio scaglione di reddito, quindi fino al 43%. Tuttavia sarebbe necessario trovare le coperture e non risulta facile calcolare il costo di questa operazione.