Diritto di abitazione: tutto quello che c’è da sapere

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Diritto di abitazione, ne avete mai sentito parlare? Sapete in cosa consiste? Abbiamo redatto per voi una breve guida su questo argomento, nel caso ne aveste bisogno.

Quando si costituisce il diritto di abitazione?

Il diritto d’abitazione ha natura reale e può essere costituito mediante testamento, usucapione o contratto, per il quale è richiesta la forma dell’atto pubblico o della scrittura privata. Ad esempio, il diritto di abitazione è quello che vanta l’ex moglie o marito, dopo la separazione, sulla casa del coniuge quando il giudice, in presenza di figli, gli consente di restare nell’immobile, o allo stesso modo è titolare del diritto di abitazione il coniuge rimasto vedovo dopo la morte del proprietario della casa che costituiva la residenza familiare.

Nell’articolo 1023 del Codice Civile viene definita la possibilità di estendere il diritto di abitazione al coniuge e ai figli nati anche dopo che è cominciato a valere il diritto. All’interno possono essere inclusi i figli adottivi e quelli riconosciuti. L’ultima categoria che può usufruire di questo diritto sono le persone che convivono con il titolare per prestare dei servizi alla famiglia.

Bisogna chiarire, quindi, che il diritto di abitazione è il diritto di godere di un immobile altrui. Nel Codice Civile è definito, precisamente, come il diritto di abitare un bene altrui (la casa) in modo limitato al bisogno proprio e a quelli di famiglia. Questo diritto riguarda solo persone fisiche e permette ai familiari di alloggiare nell’immobile, mentre non permette – al soggetto titolare – di destinare l’immobile ad altri usi.

La casa adibita a residenza familiare deve rispettare i requisiti di abitabilità e il diritto si estende a tutte le parti dell’immobile come terrazze e giardini.

I doveri del titolare del diritto di abitazione

I doveri del titolare del diritto di abitazione sono rispettare la destinazione economica; prendersi cura della casa; restituire la casa nelle medesime condizioni in cui l’ha ricevuta; non cedere o dare in affitto l’abitazione; effettuare la manutenzione ordinaria.

Infatti, nell’articolo 1024 viene esplicitata l’impossibilità che l’abitazione possa essere ceduta o data in locazione. Nell’articolo 1025 vengono definiti gli obblighi inerenti questo tipo di diritto. Chi possiede il diritto ha l’obbligo di sostenere le spese di coltura, procedere con le riparazioni ordinarie e sostenere il pagamento dei tributi. Nel caso la persona occupi solo una parte della casa, avrà l’obbligo di sostenere le spese in proporzione alla propria quota.

Inoltre, il titolare di diritto di abitazione è tenuto anche al pagamento dell’IMU nel caso si tratti di una prima casa, e sempre quando si tratta di abitazioni che rientrano nella categoria catastale A1, A8 e A9.

Quando decade il diritto?

Per quanto riguarda l’estinzione del diritto di abitazione, le modalità principali con cui questo può avvenire sono la morte del titolare; rinuncia del titolare; la scadenza del contratto (se previsto); il perimento del bene; la consolidazione che avviene quando il titolare del diritto di abitazione diventa proprietario del bene.

Le differenze con l’usufrutto

Rispetto all’usufrutto, il diritto di abitazione ha più limiti. Il diritto di usufrutto può valere per immobili di varia natura, mentre quello di abitazione è limitato alla sola casa.

La seconda differenza riguarda la possibilità di cedere il diritto. Con l’usufrutto il titolare del diritto può dare in affitto il bene o stipulare un’ipoteca e può essere pignorabile. Per il diritto di abitazione non è possibile sfruttare la casa per ricavare un guadagno e non è pignorabile.

Speriamo di aver risolto ogni vostro dubbio in merito!

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